Borsellino, direi non a caso, parlando nell’atrio della Biblioteca Comunale di Palermo – il 25 giugno 1992, un mese dopo l’assassinio di Giovanni Falcone e qualche settimana prima di essere a sua volta ucciso – affermò: “La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte – proprio perché meno appesantite dai condizionamenti e dai ragionamenti utilitaristici che fanno accettare la convivenza col male – a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e, quindi, della complicità”.
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